DOMENICA SPAZIALE
Tre sere fa il rover Perseverance è atterrato su Marte e ha stabilito un nuovo livello dell'esplorazione spaziale, europea e mondiale. Un viaggio vissuto con speranza, gioia e soddisfazione che è stato seguito da milioni di persone, addetti ai lavori, studenti, semplici appassionati e che ha avuto grande successo. Con qualche giorno di ritardo, perché siamo italiani e non potremmo vivere al di fuori della domenica sport, le istantanee extraterrestri arrivano anche dal suolo terracqueo a forma di penisola. Le due super partite della domenica ci regalano due importanti verdetti in ottica Scudetto e Champions League; Milan-Inter 0-3, Atalanta-Napoli 4-2 raccontano in parte il campionato di Serie A e danno ampio spazio a discussioni, sui social e non solo, e tracciano argomenti non così banali che abbiamo provato a riassumere.
GOODBYE MILAN, INTER UNSTOPPABLE
"Goodbye Lenin" è un film del 2003 dove si raccontata l'attesa per la caduta del muro di Berlino vissuta in maniera tragica e disturbante con gli occhi dei cittadini della Germania Est e che chiude un esperienza iniziata con i migliori propositi ma conclusa con tante ferite e pochissime conquiste. Traslando questo lungometraggio alla nostra partita, il Milan ha vissuto 23 giornate per esalare l'anima nei 90 minuti del derby. I rossoneri non hanno scusanti, anzi, il quarto d'ora iniziale del secondo tempo fanno da aggravante all'approccio della prima frazione, con un gol subito dopo sei minuti, e alle fragorose cadute del secondo e del terzo gol. Tatticamente scherzati dai cugini nerazzurri, che hanno in principio cercato di stanare il 4-2-3-1 di Pioli con il giropalla e un pressing non così forsennato e, in secundis, chiuso i boccaporti e aspettato che il Diavolo "cadesse per terra come Gesù Cristo". Male Ibrahimovic, nonostante le conclusioni mandate agli inferi grazie ad un super Handanovic, non pervenuto il trio dietro lo svedese, il duo Kessie-Tonali in difficoltà come a La Spezia. La netta sensazione è che il Milan sia entrato in difficoltà proprio nel momento cruciale della stagione, quando i punti pesano il doppio e dove lo spazio di crescita si dimezza; è inevitabile, dunque, che un gruppo cosi fresco, anagraficamente inesperto e poco cattivo mentalmente sia andato in difficoltà proprio ora, quello che stupisce tuttavia è l'incapacità di concentrazione in un match come questo, i due colpi del K.O. arrivano su due percussioni di Lukaku & Co. ma anche e soprattutto su errori marchiani di difesa collettiva, come se il gruppo avesse abbandonato le proprie velleità e si fosse adagiato alle soglie della sconfitta. Urge trovare rimedio, non solo per una sfida persa nella testa e nel corpo, ma anche per poter ritornare quel bel collettivo che si era ammirato fino a qualche settimana fa. Ora il Milan è secondo, ma, se la striscia negativa dovesse prolungarsi, anche il piazzamento europeo potrebbe essere messo in discussione; sarebbe un "Goodbye" bruciante e deludente.
L'Inter, invece, per usare un eufemismo, comincia a fare spavento. La netta sensazione è che Conte sia in procinto di riscrivere la storia, con i nerazzurri; il derby ha mostrato ancora, se ce ne fosse bisogno, che questa squadra ha davvero un potenziale micidiale per il campionato italiano. Dopo il gol di Lautaro, illuminato ed illuminante dopo tanto tempo (e non è che un bene) ha legittimamente aspettato la reazione isterica del Milan che si è concretizzata con i primi quindici minuti del secondo tempo ha saputo essere letale, spietata e senza alcuna macchia, nella gestione della gara e nella capacità di offendere, di creare spazi e occasioni. Proprio Lautaro raddoppia all'ora di gioco, lui, che è diventato forse quello che l'allenatore dei nerazzurri vorrebbe vedere da un dieci, su assist di un Perisic redidivo capace di tenere sotto scacco Theo Hernandez, non un garzone qualunque. Poi il certo ratifica il nuovo vento nella Milano capolista, Romelu Lukaku prende palla, come solo lui sa fare, parte in progressione, come solo lui sa fare, finta la retroguardia avversaria ed imbuca la terza rete, come solo lui sa fare. Un signor nove, a sostegno della squadra ormai candidata principale alla conquista dello Scudetto. Al contrario del Milan, infatti, al netto del doppio confronto con la Juventus in Coppa Italia, Conte e i suoi hanno cambiato marcia proprio nel momento della verità, dove tutto si tocca, e, con margini di miglioramento, sta tirando fuori tutto il suo arsenale, inserendo Eriksen a pieno regime nell'organico, trovando una qualità di gioco e di strategia superlativa. Sarebbe da ipocriti non fare lodi e complimenti ad un gruppo così coeso, così attento; sarebbe da stolti, per i nerazzurri, buttare tutto questo per qualche sciagurata prestazione in futuro. Per adesso è Interminabile e, per i propri tifosi, si spera ancora per molto.
MISSILE DEA, NAPOLI PIANGE
Che al Gewiss nei weekend ci sia spettacolo puro oramai non dovrebbe fare neanche più notizia. Gol e belle partite da quelle parti sono la moneta che ripaga il brutto periodo dovuto al COVID, dove tutto è iniziato in Italia; la notizia però rimane la vittoria roboante per 4-2 contro il Napoli, avversaria diretta per la corsa al quarto posto e, di seguito, un cambiamento nelle gerarchie, di classifica e non solo. Ora la Dea è quarta, ed è sempre più attrice protagonista del panorama calcistico italiano. Va detto che il primo tempo poco ha lasciato agli annali sportivi; 0-0 "da tappo" per gli orobici che però sono i primi a sbloccare il risultato con Duvan Zapata tornato a spadroneggiare fisicamente e tecnicamente; nonostante il pareggio di Zielinski infatti proprio il centravanti colombiano serve la mitologica figura metà uomo-metà treno chiamato Robin Gosens che raddoppia da il via alla goleada dei padroni di casa, arrivata con Muriel e con Romero. La verità è che l'Atalanta è la squadra più in forma, insieme proprio all'Inter, del campionato, è tornata in modalità rullo compressore e, in vista della magica sfida di Champions League contro il Real Madrid, può giocarsi la velocità e la brillantezza che contraddistingue, da 3 anni a questa parte, gli uomini di Gasperini per poter tentare il colpaccio. Nonostante le due reti subite, una delle quali è un autogol dello stesso Gosens, anche l'aggressività difensiva è tornata di grande livello e, nota di merito, partite come questa vengono giocate al massimo e con molta fame agonistica. I 18 tiri nello specchio avversario certificano la volontà e la pericolosità degli uomini di Gasp, che alzano ancora di più l'asticella del livello delle prestazioni. Per "la corsa agli armamenti" in zona Coppa Campioni anche l'Atalanta si sta armando. Occhio ai missili bergamaschi.
Gattuso, infine, potrebbe essere tranquillamente dipinto da Pierrot, maschera carnevalesca divenuta poi storico ritratto della malinconia. Questo Napoli non va, non riesce a dimostrarsi all'altezza della situazione e non riesce a confermare la vittoria da Libro Cuore contro la Juventus in casa. Non è una questione di moduli, anche oggi il 4-2-3-1 non ha dato migliorie e, proprio come il Milan, simile tatticamente ma non a livello interpretativo, viene schiacciata sotto tutti i punti di vista dall'Atalanta, difesa a tre ed esterni a tutta fascia come gli altri nerazzurri. Certo, le assenze davanti e dietro pesano; Koulibaly può assomigliare parecchio alla manna dal cielo di biblica rimembranza, Osimhen (a cui vanno tutti gli auguri del mondo) non è stato in grado di incidere e viene poco assistito, sia per il proprio score personale ma anche per poter creare occasioni per gli altri. Il centrocampo, inoltre, pare sempre più oggetto del mistero in zona Castel Volturno: Ruiz è ormai sempre più disperso nei meandri della mediana, quasi trascinandosi il peso della sua miglior stagione, la prima, Bakayoko ha poca qualità in dote e non ha interpretato al meglio il ruolo di mediano in questa squadra. Difficile poter immaginare un momento peggiore per i partenopei, relegati, ad oggi, al settimo posto, non così distante alle zone nelle quali lo stesso Gattuso arrivò, lo scorso anno, sostituendo Ancelotti; non si può dunque addossare le responsabilità al tecnico, forse la struttura di squadra non è così efficiente come ci si aspettava ai nastri di partenza, forse determinati elementi sono arrivati a fine ciclo. Da oggi, però, si può dire con certezza che la storia d'amore tra Ringhio Starr e il Napoli è destinata a concludersi a fine stagione; troppe insicurezze, troppe difficoltà, troppi momenti negativi che non possono passare inosservati da una parte e dall'altra. La dura verità è che questa squadra necessita di tracciare un percorso adesso, per non diventare, a fine corsa, la delusione stagionale
Quattro confronti molto importanti e che rappresentano l'ennesima curva di questa stagione, sicuramente la più avvincente degli ultimi dieci anni, per lo Scudetto, per il quarto posto e per l'Europa League e che continua a stupirci. Prepariamoci allora, da qui a giugno saranno montagne russe per tutti, sarà calcio all'ennesima potenza e noi amanti di questo sport non potremmo essere più felici.
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