GAME OVER DEA: Real Madrid-Atalanta è la sintesi dei limiti del calcio italiano.


"Guardati intorno, sei solo Ted" questa frase, una delle più importanti della magica serie How I Met Your Mother, la dice Barney, il personaggio più realista della serie, a Ted, quello più sognatore, per riportare il suo amico sul pianeta Terra e far capire a lui e a tutto il pubblico di quanto il sogno, per quanto bello, lucido e ideale, se non realizzato, rimanga sempre tale. Ecco, dopo la partita di ieri sera il calcio italiano deve capire che è solo, al buio, in fondo al baratro e deve, per tornare al vertice, invertire la rotta. Perché ieri sera il Real è stata la voce che l'Atalanta non voleva sentire, ma soprattutto, è stato il Barney che Ted non ha voluto assecondare; ieri sera l'Italia del pallone si è dovuta svegliare, agli ottavi (ci dispiace per la Lazio ma contro il Bayern può fare ben poco) nessuna squadra è riuscita a passare il turno. E dobbiamo essere onesti e sinceri, è successo perché non siamo più all'altezza del livello europeo di alto rango.

IL MATCH: EPISODI, LIMITI, DIFFERENZE

Il bello è che l'Atalanta era anche partita bene, primi quindici minuti con pressing, intensità, era riuscita a mettere in difficoltà il Real Madrid, non una formazione qualsiasi. Però poi gli episodi, come poi ha detto lo stesso Gasperini a fine partita, hanno fatto la differenza; rinvio sbagliato di Sportiello, dopo l'ennesima forzata costruzione dal basso, Modric che fa Modric e Benzema che fa Benzema. 1-0 al 34esimo. Dopodichè, nel secondo tempo, i Blancos amministrano con superiorità, alzano i giri del motore incanalati nel 3-5-2 disegnato da Zidane per contenere il 3-4-2-1 della Dea, e, dopo una fase interlocutoria trovano il 2-0 su rigore procurato da Vinicius Jr. e realizzato dal capitano, Sergio Ramos, al rientro in campo; nell'episodio che, forse, sintetizza al meglio la differenza tecnica tra le due squadre, il giovane brasiliano parte "da casa sua" e ubriaca mezza squadra nerazzurra, per scherzare Toloi che lo atterra. Muriel, nonostante un match non al meglio, regala una gioia più per gli occhi che per le speranze, pennellando la punizione del 2-1, Zapata viene stoppato da Courtois, alla fine Asensio, da subentrato, firma il 3-1 finale. Partita che evidenzia un divario tangibile, tra il metodo europeo e la squadra più europea del nostro calcio. Tra i protagonisti citiamo in negativo Sportiello, apparso in difficoltà emotiva, Malinovskyi, poco coinvolto, e persino Ilicic, anche lui partito dalla panchina, è sembato poco desideroso di incidere nel confronto con la difesa dei madrileni. Dall'altra parte, invece, è tripudio generale; abbiamo già citato cinque grandi campioni, ma occorre sottolineare come questa squadra, quando entra in gioco la Champions League, diventa micidiale, gioca bene e convince. Ma, tornando ai prati italici, questo è il momento di fare dei bilanci verso "l'Europa che conta" perché è ora che si chiariscano alcune cose, specie ora che la favola Atalanta è andata a sbattere contro lo scoglio del realismo.


I MOTIVI DEL FALLIMENTO ITALIANO

Si può parlare di fallimento italiano partendo dalla sfida che vedeva coinvolta una squadra come l'Atalanta che affrontava il club più importante della competizione? Certo, anzi, si deve, se consideriamo ciò che era stato detto alla vigilia, ciò che si dice da 2 anni a questa parte su questa squadra. Ma badate bene, non contestiamo l'Atalanta come squadra, sarebbe da stolti farlo, un gruppo commovente che ha tenuto in piedi da sola il calcio del Belpaese, al posto di presunte big che hanno fatto figure peggiori; contestiamo il fatto che l'Atalanta non sia seguita come modello, ma venga vista come eccezione, come stella lontana e irraggiungibile che però fa bene, quasi fosse un pianeta a parte, mentre invece ha fatto capire a molti che i valori valgono più del monte ingaggi. In primis, contestiamo che l'Atalanta dei Djimsiti, dei Toloi, dei Romero non sia vista concretamente come metodo di difesa basato su pressing concreto, veloce ed efficace, mentre in Italia la difesa rimane sempre bassa, a subire tutto e tutti, anche perché con interpreti di livello superiore sarebbe ancora più utile questo meccanismo. Successivamente critichiamo l'Atalanta dei Gosens, dei De Roon, dei Freuler, degli Hateboer perchè gli esterni devono andare, devono sapere come correre e come essere pericolosi, e, in mezzo al campo, la geometria migliore è quella più semplice, il dinamismo migliore è quello che ti permette, con poco, di fare molto; invece, la nostra cara Atalanta non può essere da esempio perché i terzini sono solo "finti grandi giocatori" (se escono da quel contesto chissà cosa fanno, vero?) e i centrocampisti non sono poi tanta roba. Per non parlare dell'attacco, dove ogni giocatore sa cosa fare, dove la punta, Zapata, fa la punta, dove Ilicic rimane libero di svariare seguendo il proprio istinto, dove Muriel ha nella velocità d'esecuzione il suo punto di forza; ma per gli altri sono solo, rispettivamente, un ariete che non sarà mai un top player, un discontinuo che ha qualche colpo e una seconda punta che entra e segna ma nelle grandi squadre non incide. Ma soprattutto, cosa più importante, critichiamo l'Atalanta perché insegna calcio, quello vero, quello che fa innamorare milioni di persone, che se dovessero scegliere, il biglietto per riandare allo stadio, lo comprerebbero solo e solamente per vedere questi ragazzi, perché in Italia il problema è considerare l'Atalanta una pura casualità, una follia lucida, mentre la modernità all'italiana è sempre più contaminata da strane rotazioni, assurdi schemi e discutibili costruzioni di gioco. La verità è che al calcio italiano sta mancando la volontà di incidere attivamente, nella creazione di calciatori pensanti, nella tattica applicata, nel pensiero del calcio non come "scienza astrusa" ma come arte e meccanica. Ecco, allora oggi va criticato molto, ma non l'Atalanta di Gian Piero Gasperini, l'unica che ha saputo battersi alla pari e che già da oggi sa che anche il prossimo anno avrà stimoli, risposte e soluzioni concrete a questo momento; per le altre, invece, è GAME OVER, perché il calcio italiano non si è guardato intorno, perché il calcio italiano é rimasto solo.



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