LA DEA INDIAVOLATA
La partita di cartello di sabato ci lascia con tre grandi certezze: il Milan campione d'inverno, una Dea formato stellare e Josip Ilicic di nuovo, per nostra fortuna, alla conquista dei grandi palcoscenici. Venghino signori venghino, con un mix perfetto, micidiale e super veloce questo Diavolo si può battere.
Lo spettacolo sul prato di San Siro di certo non è venuto a mancare anche se dal punto di vista del risultato la sorpresa è stata grande: 3-0 per una grandissima Atalanta, i rossoneri poco hanno potuto ma rimangono saldamente al comando della classifica di Serie A, anche se, ovviamente, questa brusca battuta d'arresto qualche scoria la può lasciare, proprio a pochi giorni da un super derby fondamentale.
CRONACA DEL MATCH: DIAVOLO ALL'INFERNO, DEA PARADISIACA
Al netto dei facili giochi di parole, l'andamento del match ha rispecchiato i simboli "danteschi" delle due squadre, al netto delle problematiche COVID in quel di Milanello e dello splendido momento dei bergamaschi. Ma in questo match non ha brillato soltanto la stella di Ilicic, tutta la squadra è apparsa pimpante, concentrata e come al solito straripante per quanto riguarda l'intensità di pressing. Da sottolineare la prestazione di Romero: non solo per il goal che ha indirizzato un match fino a quel momento tutto sommato abbastanza equilibrato, ma questo ragazzo ha dimostrato di avere una personalità fuori dalla norma, accettando e spesso vincendo il corpo a corpo con Zlatan Ibrahimovic, di certo non il più comodo dei clienti. Tuttavia è stato il 72 sloveno, con un calcio di rigore, a porre il peso massimo sulla bilancia del confronto, perchè permette all'Atalanta di andare al riposo sullo 0-2, fuori casa a San Siro, ma soprattutto sprofonda la formazione di casa che è di fatto fuori dalla partita dopo neanche 45 minuti, un momento davvero poco felice per i rossoneri. Purtroppo lo stesso allenatore Stefano Pioli non ha saputo, forse, interpretare al meglio le insidie che nascondeva questa gara e per la prima volta in stagione ha valutato male da un punto di vista tattico il match, snaturando la filosofia offensiva che fino a quel momento aveva accompagnato il cammino dei rossoneri nonostante i pochissimi ricambi che lo stesso allenatore rossonero poteva contare, una spina nel fianco nella stagione milanista fin qui perfetta. La scelta di Meite come trequartista è difficilmente comprensibile: sia perché il ragazzo è appena arrivato e metterlo subito titolare si è rivelato un azzardo all'interno di una squadra i cui automatismi fino ad oggi hanno funzionato alla perfezione, sia perché proprio da un punto di vista tattico questa scelta ha penalizzato molto l'attacco, dove il Milan soprattutto nel primo tempo era costretto a lanciare lungo su Ibrahimovic, senza la possibilità di poter trovare altre soluzioni con trame di passaggio di qualità.
Lo stesso tecnico ha cercato di porre rimedio a questa prima parte di gara e ha sostituito lo stesso Meite per Brahim Diaz cercando di suonare la carica per un disperato tentativo di riacciuffare la gara, portando dentro il rettangolo verde anche il neo-acquisto Mario Mandzukic che ben ha figurato. Non è servito a molto, però, dinanzi a questa Atalanta che ha saputo reggere l'urto della prima della classe e ha poi saputo chiudere meritatamente la gara con la rete di Duvan Zapata, approfittando degli spazi lasciati dall'offensiva rossonera. Anche Tonali ha fatto fatica a farsi vedere per via del grande lavoro in fase di ripiegamento di Pessina e con l'assenza di un trequartista puro in grado di fare raccordo tra centrocampo e attacco riuscire a trovare quell’opzione in più dal punto di vista offensivo è stato veramente difficile; merito anche del pressing asfissiante portato avanti per larghi tratti della partita dalla banda di Gasperini. Un match quindi concluso con un risultato perentorio, forse troppo per la compagine milanista a cui va dato l'onore delle armi sebbene in partita ci sia stata quasi per nulla; vanno fatti, quindi, i meriti all'Atalanta che, nonostante un inizio poco reattivo in questa stagione, ha saputo mettere il turbo e con i soliti noti (il già citato bomber colombiano e il talento sloveno, il terzino tutta fascia Gosens e l'MVP Romero) ha ingranato la terza vittoria in quattro giornate ed è tornata ad essere la macchina da gol che ci aspettavamo alla vigilia di questa prima season post-pandemica.
COSA CI LASCIA QUESTO MATCH
Questa partita è l'emblema di un calcio ormai cambiato, dove una realtà come l’Atalanta potrebbe dare lezioni di calcio a buona parte delle formazioni europee, sempre alla ricerca del "moderno" senza però avere nulla di concreto; al contrario, proprio la Dea ha dato sempre prova di pragmaticità e di spettacolo puro, di divertissement applicato a questo sport ed è sempre un osso duro, per chiunque, ora più che mai. Lo stesso Milan era entrato nella stretta cerchia di squadre ostiche e al contempo belle a vedersi, forse oggi ha accusato questa "magia" che aleggia sopra le teste rossonere e, vuoi per i pochi ricambi, vuoi per un approccio sbagliato, ha avuto paura del proprio avversario ed è inciampato. Ormai non deve più esistere il concetto di speculare sugli avversari, a certi livelli bisogna andare in campo senza paura provando a giocare bene a calcio a prescindere dall'avversario, questa è stata la lezione vera di questa gara, proprio perchè giunta dalla squadra campione d'inverno che ha però perso la bussola, per la prima volta; Pioli ha voluto cambiare assetto cercando di essere più difensivo ma purtroppo per lui ha dovuto alzare bandiera bianca ed è stato surclassato dal gioco più bello e moderno d'Italia, quello della fantastica Atalanta.
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