ARMA LETALE INTER
Una questione di rabbia, questa partita. L'ha vinta chi ne ha messa di più. Anzi, chi era disposto a dare tutto senza se e senza ma. Inter che batte 2-0 la Juventus e rimane agganciato al Milan e che dimostra la propria fame (proprio contro la squadra che più di tutti ha dato spiegazione della voglia di vincere); Juve misera, indifesa e piena, ora, di dubbi più che mai. Il campionato è tiranno, l'autolesionismo idem.
UNA PARTITA SEMPLICE, FINITA ALL'INIZIO
Sin dalle prime battute si è capito chi voleva dominare e chi invece voleva "sfangarla". Nonostante il possesso fosse nelle mani della squadra di Pirlo, i Conte boys hanno una marcia in più e trovano al 12esimo il vantaggio con Arturo Vidal (una legge, quella del gol dell'ex) che prima allarga sulla destra e poi si fionda per essere servito (come neanche nei migliori pranzi natalizi) e beffa tutti, portiere incluso. Il primo tempo non porta molto in dote, Madama sa tessere con poca voglia ma è il Biscione a fare "Knock Knock" con la premiata ditta Lu-La, con il torello argentino che sbaglia due occasioni non da poco e il gigante belga che invece ne cicca "solo" una. Si potrà pensare, alla fine della prima frazione, che il peggio sia passato per i campioni in carica, che ci possa essere un plot-twist degno del miglior Hitchcock e invece, in maniera ancora più sorprendente, eccolo lì, il gol del raddoppio nerazzurro; un lancio-sparecchio di Bastoni su ripartenza che pesca un Barella felice ma curioso che battezza la traversa mentre la retroguardia torinese regala attimi imbarazzanti, macabri, quasi splatter alla Dario Argento che ogni tanto capitano durante l'annata a Bonucci & Co. E poi? E poi succede che l'Inter gestisce la partita "con la sigaretta in bocca" e la Juventus invece farnetica, balbetta, inciampa, si perde, persino Ronaldo non sa cosa fare; sorride amaramente, come nel caso del secondo gol, esce dall'area per prendere una boccata d'aria. Passano 43 minuti dopo il gol del 23 sardo che finisce la partita, senza quasi accorgersi di nulla. La trama ha regalato pochi sussulti ma ha lasciato tracce ben delineate, l'Inter ha fatto la partita che ci si aspettava dovesse fare per battere la Juve, che invece forse è rimasta nel pullman o addirittura, peggio, ha dimostrato che quest'anno non può essere il suo anno.
ANALISI E SINTESI; TRIPUDIO CONTIANO, PIRLO IN CRISI
Dal lato forte, occorre riconoscere una preparazione alla partita e un primo approccio più che discreto da parte di Antonio Conte e dei suoi ragazzi, sia dal punto di vista dell'aggressività e della velocità di manovra per andare ad attaccare, pardon, a sovrastare i propri avversari uno contro uno, sia nella capacità di difendersi collettivamente senza essere mai in affanno, all'opposto dei rivali in campo. Va dato atto al mister nerazzurro di essersi tolto qualche sassolino dalle scarpe con questa gara perchè ha dato sfogo a tutte le sue abilità indiscusse e soprattutto ha gestito alla perfezione ogni singolo momento del match e questo, forse, eleva ancora di più la grande forza di tutta la squadra.
Anche perchè proprio l'Inter veniva da due risultati "incerti", una sconfitta al Marassi contro la Samp e un pareggio all'Olimpico contro la Roma e potevano esserci difficoltà mentali, mentre invece tutti i giocatori hanno saputo reagire in maniera quasi fisiologica alla pressione importante che si portavano dietro e hanno risposto nella migliore delle maniere, andando a prendere letteralmente alla gola la preda di lusso e l'hanno uccisa con una gara di costanza e di perseveranza. Su tutti, bisogna lodare il grande lavoro, come al solito, di Barella, che ha saputo anche timbrare il cartellino ed è stato pressochè impeccabile in ambo le fasi e, insieme a Brozovic e Vidal, ha dato un surplus tecnico e fisico invidiale. Un Inter sovrana ma che ha saputo sporcarsi le mani, che ha lottato di spada e di fioretto, che ha incartato il gioco avversario e ha saputo colpire nei punti deboli: un Inter da Arma Letale.
La Juventus invece è crollata come neanche il Titanic; una gara povera sotto ogni punto di vista, i ragazzi di Pirlo sono rimasti nudi, indifesi e privi di forze davanti alla diretta antagonista per la vittoria (a questo punto eufemisticamente ardua) dello scudetto. Se nelle righe precedenti abbiamo lodato l'atteggiamento della squadra vincitrice del match del Meazza, lo stesso non lo si può dire dei bianconeri, che sono scesi in campo pallidi da un punto di vista emotivo, quasi fantasmatici. Questo non può succedere se ti chiami Juventus, se sei a giocarti una sfida importante per l'esito del campionato e soprattutto a stagione inoltrata, oramai alla fine del girone di andata.
Una gara che però ha lasciato dubbi anche sul metodo Pirlo, apparso in confusione nella gestione dei momenti e degli uomini; basti pensare alla "presenza" (non lasciamo le virgolette a caso) di Rabiot in mezzo al campo al posto di un più che dinamico Mckennie, come per la gestione di Arthur al posto di un irritante Bentancur e il compito sporco di Ramsey apparso oggi quasi inutile nel ricoprire determinati dettami tattici. L'allenatore, forse, ad oggi si trova a risolvere più di qualche grattacapo e ha poco tempo per incidere in una rosa di livello, ammesso che questa possa essere considerata una rosa di livello. Già, perchè, come abbiamo scritto prima, questa gara forse ha svelato il reale valore di questa Juventus, una squadra che può giocarsela per il terzo posto e nulla più e che dinanzi a gare di alto tasso agonistico sembra sempre chiedersi "Quo Vado?" e non sappia decidere se essere grande o rimanere bambina. Contro il Milan ha dato discreta dimostrazione di equilibrio e di gestione, contro l'Inter un'ora e mezza di assoluto nulla. Non per essere perentori, ma è andata davvero così ed è preoccupante che anche lo stesso Ronaldo non abbia inciso neanche un minimo in tutto ciò. Colpa di Pirlo? Colpa dei giocatori e della dirigenza? Adhic sub iudice lis est . Ma lo stesso Pirlo, forse, ha osato troppo e, questo è indubbio, ha letto male la gara.
POSSIBILI SCENARI: RIBALTONE O MILANO "A MANO ARMATA"?
D'ora in avanti, risalire la china è sempre più dura per chi è dietro e la Juventus non può che uscire da questo confronto con le ossa rotte. Deve recuperare una partita con Napoli (che nel frattempo incontrerà al Mapei Stadium per la Supercoppa) ed è obbligata a vincere per mantenere ancora viva la (già) docile fiamma del decimo scudetto consecutivo, per riportarsi a -4 dai nerazzurri e dal Milan, atteso oggi dal match col Cagliari nonostante un reparto di infermeria messo più o meno come i soldati statunitensi nel Vietnam. Per adesso, serve calma e gesso ma anche una prova di reazione non indifferente, un colpo di reni da registrare da subito per non accusare il colpo nel peggiore dei modi. La Champions ha regalato il Porto ma a questo punto leciti dubbi si elevano persino su un ottavo di finale alla portata, ma per adesso è giusto, anzi, urge pensare al presente.
L'Inter, invece, ha l'opportunità di seguire la scia dei cugini rossoneri per portare lottare all'interno delle mura cittadine in questa stagione così avvincente e, con questo colpaccio ha dalla sua il vento e può navigare a vele spiegate, ha trovato nel momento decisivo il suo Jack Sparrow, Antonio Conte e ora questa Perla Nera può davvero solcare tutti i mari per andare ai confini del mondo, o meglio, dell'Italia per provare a vincere, questa volta davvero, il trofeo più ambito da tutti i pirati, uno scrigno che può soffiare dalle mani dei bianconeri e che forse può aver già cominciato ad adocchiare ieri sera.
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