ERIKSEN-CONTE: OMBRE A SAN SIRO
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Sguardo assente, vuoto,
triste, sconsolato, quello di Christian Eriksen, chiamato ad
entrare in campo nel primo dei tre minuti di recupero, quando ormai
l'Inter ha consolidato il risultato sul 3-1 contro un Bologna mai
stato in partita. La sensazione è che il rapporto tra il danese e
l'Inter sia oramai irrecuperabile. È passato quasi un anno da quando nel
mercato di riparazione 2020 l'Inter è riuscita a prelevare il danese per poco più di 20 milioni di euro dal Tottenham, assicurandosi il talento
sconfinato di uno dei migliori trequartisti europei.
Ma
qualcosa da quel Gennaio non ha funzionato. Si dice che il talento
danese non sia mai stato voluto realmente da Antonio Conte e che è
stato il rimpiazzo del mancato acquisto di Vidal, arrivato poi alla
corte nerazzurra nell'estate seguente. Ma cosi non va, non va assolutamente. I numeri attuali tra campionato e coppe europee parlano
chiaro: dieci partite e nessun gol, per un totale di 310 minuti,
troppo poco per il valore del giocatore e le aspettative sul suo
talento. Antonio Conte, tuttavia, nell'intervista post-partita, si è espresso con molta tranquillità, affermando: "I rapporti con Eriksen sono ottimi". Sono ottimi? Affermare che il
rapporto con Eriksen sia ottimo vuol dire porre una sorta di parafulmine, di dubbia efficacia, su
squadra e società, ma di certo non significa dire la verità. I
rapporti con Eriksen non sono buoni e lo testimoniano i volti dei
protagonisti, quando il danese è il primo ad abbandonare il campo
dopo il fischio finale mentre i compagni festeggiano. Non sappiamo
che rapporto abbia Eriksen con i compagni, tanto meno sappiamo come
si allena durante la settimana, ma se ti chiami Antonio Conte non
puoi non capire che riservare questo trattamento ad un calciatore,
qualsiasi tipo di calciatore, è umiliante. È vero, probabilmente
non è predisposto al calcio italiano, anche se potrebbe essere un giudizio affrettato, è altrettanto vero che nell'Inter di Conte fa fatica a
trovare un ruolo in campo. Ma qualcuno ci deve spiegare per quale
motivo Eriksen è stato acquistato. Il tecnico nerazzurro con la
decisione di mandarlo in campo a due minuti al termine della partita ha definitivamente messo alla porta il talento danese, che a gennaio
dovrà trovarsi una nuova sistemazione.
IL PASSATO RIMPIANTO, IL PRESENTE SCRITTO
Occorre dire, infatti, che all'inizio della sua nuova avventura, il giocatore arrivato dalla Premier League aveva sicuramente "smosso" più di qualche tifoso, per le qualità individuali e per la carenza tecnica nella quale l'Inter si trovava; basti pensare che Sensi è rientrato da un lungo infortunio proprio sabato scorso e che Conte non aveva a disposizione lo stesso Vidal. Con la sua luce, il talento di Eriksen poteva forse rappresentare un punto di svolta non solo per la prima stagione nerazzurra di Antonio Conte, ma anche per togliere l'etichetta di allenatore con il "paraocchi" proprio al tecnico pugliese, dando anche la possibilità di effettuare maggiori rotazioni e cambiare modulo, evolvendo il sempre usato 3-5-2 ad una difesa a 4 con la presenza di un trequartista. Bisogna riconoscere tuttavia che anche lo stesso danese non ha brillato nelle poche partite disputate nella scorsa stagione, ma decisamente l'ultimo episodio getta più di qualche ombra sulla gestione di un grande talento e su Conte stesso, reo di non aver voluto, più che potuto, utilizzare questo patrimonio. Ora, si è detto, la cessione sembra l'unica soluzione possibile, anche perchè lo stesso calciatore non ha la benchè minima voglia di giocare i minuti di recupero di ogni partita, ma avendo un contratto in essere il costo sicuramente non sarà basso, nonostante un ribasso notevole del valore del cartellino. Le big di Premier potrebbero riportarlo in Inghilterra, dove Eriksen si troverebbe a suo agio e dove certamente è ancora apprezzato, ma la gestione umana, più che tecnica, di questa "querelle" non ha fatto bene a tutte le parti coinvolte. In primis alla società, che ha investito su questo ragazzo e ora si trova un problema in casa, senza volerlo. Lo stesso calciatore, sempre senza la sua volontà, ha, di fatto, buttato 1 anno della sua carriera (se non 2, qualora non si potesse liberare a gennaio) e che mai si sarebbe aspettato di dover patire questo trattamento. Infine l'allenatore, che, pur di non abbandonare i suoi dettami tattici, rischia di essere ricordato per molto tempo ancora dai tifosi interisti e dagli amanti di questo sport (si pensi, ad esempio, alla quantità incredibile di commenti, dichiarazioni da parte dello stesso allenatore nerazzurro che ha infiammato i social e le prime pagine dei giornali). Una situazione non felice, non facile che dimostra, ancora una volta, che il mondo del calcio a volte sa essere crudele e spietato, anche nei confronti di chi è tutt'ora in cima alle classifiche di assist e occasioni create del campionato inglese.
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