JAVIER MASCHERANO

 

El Jefecito 

Il piccolo capo. Potremmo già terminare qui l'articolo su Javier Mascherano. Tre parole, un soprannome nato dal popolo argentino. Mascherano è diventato negli anni un'icona del calcio sud-americano nel calcio globale. Il suo temperamento ha fatto di lui l'ultimo libero del calcio moderno. Qualcosa di unico e raro al giorno d'oggi. Pochi giorni fa il numero 14 dell'Argentina si è ritirato dal calcio giocato e noi siamo qui per rivivere la sua incredibile carriera. Carriera che parte da Buenos Aires, precisamente dal River Plate, debuttando tra i professionisti nel 2003. Prima di passare al Corinthians, Javier verrà fatto debuttare da un'altra icona del calcio argentino, "El loco" Bielsa, allora allenatore dell'Albiceleste, che decide di buttare in campo il talento argentino nella partita contro l'Uruguay. A fine partita l'allora CT definirà Mascherano come uno dei prossimi simboli del calcio argentino. Mai previsione si rivelò più veritiera. 



Alla corte Inglese 

Ma per vedere "El Jefecito" in Europa bisogna aspettare fino al 2006. Dove in un'estate calda ( e con un cielo più azzurro del solito ), il West Ham, voglioso di stupire sul mercato, non solo si porta a casa un certo Carlitos Tévez , ma anche il "nostro" amato Mascherano. Tralasciando gli strascichi delle polemiche relative ai due trasferimenti (che portarono poi ad una importante multa per il club londinese), Javier capisce fin da subito che la dimensione degli "Hammers" è troppo piccola per il suo estro. Così dopo appena qualche mese, riceve subito la chiamata di un club sempre inglese, ma di certo, con un blasone molto più importante: il Liverpool. Qui troverà un allenatore, che ancora oggi definisce come il migliore mai avuto. Rafa Benitez, allora allenatore dei "Reds" trova in Mascherano il perno della difesa, colui che riesce a spostare gli equilibri difensivi durante la difesa. Roccioso quando serve in chiusura , elegante uscita palla al piede. Peccato che i due però non riusciranno mai ad andare oltre la finale di Champions League, nel 2007, persa poi con il Milan ad Atene. In Inghilterra riusciranno soltanto a sfiorare la tanto agognata Premier  ( bisognerà aspettare il buon Klopp) arrivando secondi nel 2009. Così Mascherano, nel 2010, al rientro da un buon mondiale inizia ad avere ripensamenti sulla sua carriera inglese. Decide così che è arrivato il momento di cambiare aria, cambiare paese, cambiare TUTTO per provare a vincere TUTTO


Tiki-Taka Jefecito

Barcellona. Ecco l'idea di Mascherano. L'argentino viene acquistato per una cifra vicino ai 22 milioni di euro ( poca roba per le cifre di adesso) dai blau-grana nell'estate del 2010. In panchina c'è un certo Pep Guardiola, padre del famosissimo e temutissimo "Tiki-Taka". Nel panorama calcistico non si fa altro che parlare di questa nuova idea di gioco e dell'allenatore spagnolo. Quale migliore occasione per Mascherano? Squadra solida, buon mix tra giovani e giocatori d'esperienza, allenatore rivoluzionario e una buona concorrenza in ogni settore del campo. Ecco, concorrenza... Troppa concorrenza. Javier fatica a diventare titolare, anche perché in difesa c'è quel "mostro sacro" di Puyol e a centrocampo un certo Busquets. Eppure nella sfortuna del Barcellona , che si vede privato del capitano e di Abidal in un colpo solo, Mascherano trova la sua rampa di lancio come difensore centrale o come mediano ( con arretramento dello stesso Busquets). Voleva vincere tutto no? Ecco che allora, subito al primo anno arrivano Liga e Champions League. Mascherano a Barcellona diventerà la leggenda di cui stiamo parlando ora. Idolo dei tifosi, in campo una vera macchina , di certo non da gol visto che troverà il primo gol in blau-grana nel 2017, ma una macchina di quantità e qualità in tutto il campo. Saluterà Barcellona nel 2018, dopo 333 presenze, 2 Champions League , 4 Liga , 4 Coppe di Spagna, 2 Mondiali per club e 2 Supercoppa UEFA. Dopo l'esperienza in Cina, tornerà in Argentina, all'Estudiantes, dove annuncerà il suo ritiro dal calcio giocato il 15 Novembre di quest'anno.



 Eroe nazionale
Eroe non solo in Inghilterra e Spagna, ma anche con la SUA Argentina. Come abbiamo detto a inizio articolo, venerato come una vera e propria icona, Mascherano quando scende in campo con la nazionale dimostra come sempre di essere il vero "Jefe" della partita. Solita grinta, cattiveria agonistica e voglia di vincere ogni pallone. Eppure, il suo più grande rammarico sarà quello di non essere mai riuscito a vincere un trofeo con la sua Argentina. Né Copa america né Coppa del Mondo. Proprio lui che è il primo per presenze con l'Albiceleste si vedrà sfuggire il sogno di salire in cima al mondo con la sua nazionale nel Mondiale del 2014. 


Il calcio è davvero strano, ormai è un luogo comune. Ti da tanto ma ti toglie altrettanto. Noi però, da spettatori, possiamo godere dei regali, di questi calciatori che possiamo ammirare per tanto tempo. Lasciatemelo dire , Mascherano è un calciatore atipico, unico nel suo genere, mix perfetto tra difensore e centrocampista. Vederlo uscire dal campo con il sopracciglio spaccato e sanguinante per poi vederlo rientrare tutto bendato manco fosse una guerra, ti faceva capire che per gente come lui non si trattava di una semplice partita. Si trattava di qualcosa di vita o di morte. Come un vero capo, non abbandonava mai i suoi soldati. 
EL JEFECITO











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