ADIOS, BARRILETE COSMICO


No, non sarà un articolo come tutti gli altri. Non perchè sia morto un calciatore, ogni volta che succede si ha sempre la sensazione di dover scrivere, anche con troppa retorica, quanto fosse bravo o buono tizio, ma perchè questa volta è diverso, questa volta se n'è andato un Uomo che forse meglio di chiunque altro ha rappresentato al meglio il concetto del "Davide che sconfigge Golia". Diego ha elevato se stesso, la sua nazione, il suo spirito e il suo sinistro a leggenda e ha dimostrato, mai come nel suo caso, che nella vita non conta subire ingiustizie, sbagliare, cadere, se si ha la forza e, nel suo caso, il talento divino di potercisi rialzare. Diego Armando Maradona, D10S, El Pibe de Oro, non ce l'ha fatta ed è morto a 60 anni per arresto cardiaco. Non si discute sulla vita piena di eccessi che ha condotto l'ex calciatore, sull'uso di sostanze non così leggere, ma umanamente non si può non essere dispiaciuti per un uomo che ha segnato il XX secolo e che comunque muore (troppo) giovane. Ma c'è anche il lato sportivo e, soprattutto, umano, che spiega forse meglio dello sport che amiamo, chi è stato Diego.


Questa qui sopra è la foto del primo scudetto del Napoli di Maradona. Vedete quella folla lì dietro, carica di gioia, esaltata e prostrata al genio di Lanus? Ecco, quella folla, Diego ce l'ha avuta sempre DIETRO, perché è sempre stato un giocatore della gente, ha sempre dato dimostrazione di quanto essere dalla parte dei più deboli fosse un VANTO, un ORGOGLIO, che il suo popolo, argentino, napoletano o semplicemente calcistico, ha saputo riconoscere e apprezzare. Un giocatore che aveva due sogni, come soleva raccontare spesso, "Giocare nella Coppa del mondo  e di vincerla", e li ha realizzati. Un calciatore che ha saputo esprimersi sempre e solo quando il tifo lo amava, Maradona non era solo un giocatore di pallone, era Amore. Amore Umano, fallace ma misericordioso, di una mamma che vede il figlio tornare a casa in gravi condizioni ma che perdona, perché sa che quello è sempre suo figlio e vale, vale oro. Non è stato facile, per molti,  forse per chiunque, accettare questo, ma per chi ci è riuscito (e non sono pochi, nelle terre argentine e nella regione europea) la sensazione era quella di avere davanti, in poche parole, Dio. Si aveva la sensazione che ogni cosa, in campo, che Maradona volesse, fosse arbitro invisibile della sorte del creato, animato e non. Lui era un mandante, per i più, della manifestazione divina sulla Terra. Ed è stato anche rabbia, coraggio, la voglia di ribellione: tornano in mente, oggi più che mai con qualche lacrima nostalgica, le sue gesta sportive, come questa qui sotto..


"El gol del siglo" o, se preferite, il gol del "Barrilete Cosmico", dell'Aquilone Cosmico, citando Vìctor Hugo Morales e la sua impareggiabile telecronaca di quella partita. Non era calcio, era Arte della Rivincita. Si, perché quel gol arriva in condizioni particolari, con la nazione inglese che aveva distrutto la flotta argentina alle Falkland 4 anni prima, una tragedia che Diego ha vissuto in prima persona e, come ogni volta nella sua vita, ha reagito. La "camiseta" azzura, ad oggi dal valore inestimabile, era in realtà sbagliata, perché nel 1986 gli argentini non avevano grande organizzazione ma lui, guardando le sarte lavorare per ricamare il suo numero, il suo stemma, la sua seconda pelle, esclamò davanti a tutta la squadra "Con queste battiamo gli inglesi". Cosa può essere questa, se non una sintesi di tutto ciò che si è scritto prima? Chi mai ha elevato così tanto il concetto di "Futbol" da renderlo così legato all'esistenza umana? La risposta è ovvia: NESSUNO. Perché non succede a TUTTI di realizzare il Gol del Secolo, di diventare amico di Fidel Castro (chiamato da lui affettuosamente "El Barba"), di sparire dopo il  1991, causa abuso di ogni tipo, e di essere richiamato, in maniera ufficiosa, dalla FIFA stessa, che lui tanto aveva percornato, per dare lustro e gloria ai Mondiali del 1994 negli States. Diego era tutto questo, nella maniera più rumorosa, umile e chiara possibile, così forte, così potente da influenzare le generazioni passate, presenti e future, perché non è un caso che il suo "erede" sia nato a 4 ore circa dalla sua Villa Fiorito. Se oggi abbiamo la facoltà di vedere un altro spettacolo della natura di nome Leo e di cognome Messi è perché le gesta di quel Dio hanno tracciato il solco e hanno consentito, a tutti, persino a Lionel, di sognare, di sperare, un giorno, un secondo o una vita intera "di essere come Maradona"; grazie alla prova, sportiva e umana, di Dio,  l'apostolo migliore ha potuto edificare la sua Chiesa e questo è il grande "legato" di Diego. Emozione che prescinde da ogni legame, che è espressione di tutti i giocatori argentini, soprattutto di un ragazzo che ha dovuto lottare, ha dovuto abbandonare la propria terra per diventare il migliore al mondo in Europa; perché si, come cantava Manu Chao "la vida es una tombola", conta esserci e saper cogliere la propria occasione per dimostrare chi davvero siamo. Sicuramente Leo, oggi più che mai, penserà a quanto Diego abbia influenzato la sua carriera, le sue imprese, le sue sconfitte e, magari, avrà già pensato a quanto Diego sia stato presente.
Al di là di ogni eccesso, al di là di ogni trofeo vinto o perso, era l'uomo a cui tutti potevano affidarsi in squadra, la figura simbolo per ogni ragazzo dei quartieri poveri della sua nazione, per ogni adulto napoletano che "Chissà quando vinceremo lo scudetto", per ogni essere vivente che non aveva mai visto così da vicino il manifestarsi, in eterno divenire, della volontà di Dio. O, più semplicemente, un ragazzino che non ha mai smesso di volare, come un aquilone venuto dallo spazio.



“Y todo el pueblo cantó ‘Marado, Marado’

Nació la mano de Dios ‘Marado, Marado’

Sembró alegría en el pueblo, Llenó de gloria este suelo

Olé, olé, olé, olé Diego, Diego

Olé, olé, olé, olé Diego, Diego”

(La Mano de Dios- Rodrigo Bueno; tratto dal film Maradona by Kusturica)

Descansa en paz Peluca, para ti que fuiste el ùltimo de los ultimos, verdadera inspiraciòn para cada uno de nosotros 




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