ONCE UPON A TIME: ROBERTO BAGGIO


"Once upon a time", il classico inizio di ogni fiaba, quelle dove il protagonista deve salvare il proprio amore, solitamente una donna, passando attraverso mille peripezie, superando infinite difficoltà e trasformandosi nel proprio cuore e agli occhi dei lettori da uomo qualunque a salvatore o eroe. Il nostro "C'era una volta" di oggi narra la fiaba di Roberto Baggio, l'idolo dei nostri genitori, colui che ha amato il pallone e ha saputo trasmettere quella passione meglio di chiunque altro in Italia e che oggi festeggia il suo compleanno. Questo è il nostro omaggio per il Divin Codino, questo è il nostro ricordo di un ragazzo diventato eroe.
 
“AVEVO SOLO UN PENSIERO: PRENDERE LA PALLA E ANDARE DRITTO IN PORTA”

👇Chiedetelo a Bruno Pizzul, uno che le partite della nazionale le ha viste e commentate, cosa ne pensa di Roberto Baggio, che dalla fascia sinistra parte per accentrarsi e superare il portiere della Ceco-Slovacchia. Scrivere di Roberto non è mai facile, hai la perenne sensazione di essere costantemente fuori luogo nel raccontare la vita calcistica del numero 10 più amato da tutti gli italiani. Nascere in un paese di poco più 10 000 abitanti, vuol dire correre con il pallone fra i piedi e i sogni poco più distanti, appesi sopra la finestra di camera tua a Caldogno, in Veneto. Roby è il sesto di otto figli, cresciuti in un ambiente rigido ed operaio come ribadirà spesso nelle sue interviste. Tra lo sguardo vitreo, freddo e l'anarchia tattica, che spesso è stata un problema per i suoi allenatori, simbolo di un calcio genuino, pulito, il Divino Codino, soprannome conquistato facilmente per i capelli raccolti dietro, muovi i primi passi nei campetti di provincia. Rispetto e Umiltà sono i due principi cardine del "pensiero" di Baggio, seguite dall'odio verso la menzogna e dalla volontà al sacrificio.



  • Caldogno, gli infortuni e Vicenza: Inizia nel Caldogno, una squadra che militava in C1. L'allenatore, tale Zenere, è il fornaio del paese, il vicepresidente è un idraulico. Sul campetto, a grandi caratteri, vi è una scritta che recita: "Chi non si presenta non gioca più". Roberto, forse intimorito, entra nel rettangolo verde e gioca, si diverte e fa divertire tutti. Ma il DESTINO bussa alla sua porta fin da subito; a fine Campionato, in un'amichevole contro il Rimini di un giovane allenatore, Arrigo Sacchi, si fa male nel tentativo di entrare in scivolata. Prognosi: rottura del crociato anteriore destro. La Fiorentina, interessata al ragazzo talentuoso, poteva rinunciare all'acquisto e tirarsi indietro ma decise di investire sul giovane osservato fino a quel momento e paga di tasca propria le cure per la riabilitazione dell'attaccante, intravedendo in lui qualcosa di diverso, di speciale. Roberto Baggio, dunque, approda a Firenze, tra molte incertezze ma con grandi speranze
  • Firenze e MaradonaRitorna in campo all’inizio del campionato ‘86/’87 contro la Sampdoria, in una partita che la Fiorentina vince facilmente per 2 a 0. La sua intervista nel dopo partita mostra bene il livello di frustrazione accumulato da Baggio rimasto fermo un anno: “Non sono abbastanza contento di me stesso” risponde seccatamente a chi vorrebbe solo qualche parola di circostanza sul suo esordio in serie A. Pochi giorni dopo, tuttavia, il menisco salta, di nuovo. In questo periodo abbraccia la fede buddhista, come l'inizio di una rivoluzione spirituale interiore. Riesce a rientrare in campo alla penultima di campionato, l'avversario è il Napoli di Maradona. Una manciata di minuti dopo che Carnevale aveva portato in vantaggio gli azzurri, il fantasista viola va sul pallone, in procinto di tirare una punizione, poco fuori l'area di rigore avversaria. Ed è qui che avviene la prima magia firmata Roberto Baggio, il suo primo capolavoro. Il primo gol in Serie A di Roberto Baggio è ricco di suggestioni simboliche: la nascita di un nuovo numero 10, coincide nella giornata della grande festa del più grande numero 10 di sempre, Diego Armando Maradona e il suo Napoli. Cinque anni dopo, quel ragazzino con le gambe magre e i calzettoni abbassati sarà considerato l’unico giocatore al mondo capace di competere, quantomeno sotto il profilo tecnico, col Pibe de Oro.


  •     Il Trasferimento alla Juventus e il pallone d'oro: E poi Baggio arriva davvero. Il 18 maggio del 1990 Roberto Baggio viene venduto dalla Fiorentina alla Juventus, scatenando l'ira del popolo viola, che si riversa in piazza per manifestare la propria rabbia contro la società. Il giorno della presentazione in bianconero i tifosi gli fanno indossare una sciarpa che lui prontamente toglie perché è ancora troppo presto per certi gesti e il cuore è ancora legato a Firenze. Nello stesso anno, in un Fiorentina-Juventus, Baggio conquista un calcio di rigore ed il rigorista incaricato è proprio il 'Divin Codino', che però non prende il pallone e lascia l'incarico a De agostini, che sbaglia. La Fiorentina rimane in vantaggio. Stordito dal rigore sbagliato e dai fischi dell'Artemio Franchi, Roby viene sostituito al ventesimo della ripresa e come se non bastasse per i tifosi bianconeri, quando gli viene lanciata una sciarpa viola dalle tribune, Baggio la raccoglie e la porta con sé. Un gesto che i tifosi bianconeri non gli perdoneranno per un lungo periodo. Baggio a Torino trascorrerà cinque lunghi ed intensi anni, tra vittorie e cadute, fino ad arrivare al 1993, anno in cui vinse il Pallone d'Oro, con ben 144 voti su 155 disponibili, battendo Bergkamp. La Coppa Uefa fu determinante per arrivare al trofeo individuale, Baggio trascinò la Juventus fino alla finale con prestazioni determinanti e riuscì ad eliminare, praticamente da solo, potenze come Psg e Borussia Dortmund



👉IL RETROSCENA: Prima di passare alla Juventus, Baggio era destinato al Milan, come ha raccontato Antonio Caliendo, ex procuratore del giocatore, a "Sport Time", notiziario di SKY. Egli infatti aveva preso accordo con il Conte Pontello, all'epoca proprietario della Fiorentina, per l'approdo in rossonero del suo assistito. Tuttavia, i bianconeri, con il nuovo management di Montezemolo, rientrarono in trattativa con la Viola e lo stesso Caliendo fu convocato da Berlusconi, tramite una chiamata di Galliani, e lo stesso Presidente, con tono riluttante, ammise che doveva desistere dal desiderio di ingaggiare Baggio

  • L'arrivo al Milan di Berlusconi e i problemi con Sacchi: Van Basten dice addio al calcio, a causa dei suoi problemi fisici, con lui anche Massaro saluta il Milan, per emigrare in Giappone. Il Presidente Berlusconi decide di regalare ai tifosi milanisti un tandem stellare: in primis ingaggia il talento liberiano George Weah, dal Paris Saint Germain, che a dicembre dello stesso anno vincerà il Pallone d'Oro, successivamente riesce a portare Baggio, che aveva oramai rotto con Lippi e la Juventus, al Milan. Sulla carta una coppia d'attacco da favola, che non si è però mai espresso al massimo; infatti, le tre gestioni tecniche seguenti hanno registrato diversi inconvenienti, soprattutto per il Divin Codino. Al primo anno, con Fabio Capello, il talento italiano ha ancora noie fisiche e segna solo sette gol, non potendo incidere molto come avrebbe voluto. Sotto la guida del Maestro uruguaiano Tabarez, al secondo anno, Baggio trova continuità con Weah in attacco ma il progetto tecnico non è dei migliori e così viene richiamato sulla panchina rossonera Arrigo Sacchi, che non ha mai avuto rapporti eccelsi con Roberto e che tecnicamente non riesce a collocare nel suo scacchiere. 

Sacchi: "Perché lui e non un altro? Per una semplice questione tecnica. Avevo bisogno di gente che corresse molto e di un attaccante che allungasse la squadra avversaria partendo nello spazio, senza palla"

  • L'amore del Bologna: Baggio non riesce a superare le incomprensioni con Sacchi, avute anche con gli Azzurri e così il presidente del Bologna, Gazzoni, cerca di portarlo alla corte del mister Renzo UlivieriUrge trovare una sistemazione per il fuoriclasse, ha bisogno di meritarsi nuovo spazio in vista dei Mondiali ed inizia il giro di telefonate a casa Milan. L’Inter di Moratti lo voleva, ma Galliani non lo volle cedere ai cugini nerazzurri. Nel corso del mercato arrivo l'accordo con il Parma, ma Ancelotti si oppose all'acquisto di Baggio, in quanto avrebbe scombussolato il 4-4-2. La nuova stagione sta per iniziare e Roby non ha ancora una squadra, fu cosi che l'allora presidente Gazzoni decise di acquistare Baggio per una cifra vicina ai 6 miliardi di lire. Il presidente rossoblù inizia a cullare un sogno, quello di portare il Divin Codino sotto le due Torri. L'impresa non è ardua, il calciatore non ha pretese eccessive se non quella di un posto da titolare per meritarsi Francia '98. La piazza va in estasi, il centro sportivo del Bologna viene preso d'assalto da tifosi e giornalisti per vedere allenarsi l'ex Pallone d'Oro. Intanto la campagna abbonamenti segna quasi 30000 tessere, record per la società rossoblù. Cosi Baggio arriva veramente e, nonostante i problemi con Ulivieri, il Bologna si classifica all'ottavo posto e lo stesso fuoriclasse segnerà 22 reti e riuscirà ad andare ai Mondiali.

”Era una gioia per gli occhi” così disse il Presidente dell'Inter Massimo Moratti prima di acquistare Roberto Baggio


  • Il trasferimento all'Inter: Nella stagione successiva Baggio viene ceduto all’Inter di Moratti, che già a gennaio lo aveva contattato. Ecco una parte dell'intervista rilasciata dal Presidente Moratti: "Baggio ha rappresentato per noi l’orgoglio di avere un fuoriclasse in squadra. Umanamente, poi, era una bellissima persona, di grande disponibilità, non amato dagli allenatori. Il che, però, lo rendeva ancora più vicino al pubblico. L’unico che mi chiamava e mi diceva ‘Venga a vedere Baggio come gioca bene, lo introduco senza dirgli cosa fare perché lo capisce da solo’ era Lucescu, che era pazzo di lui. Gli altri allenatori lo vedevano sempre come un di più. Ed effettivamente era così perché valeva per due, quindi era un problema di abbondanza. Tra noi c’era un rapporto molto buono, a me è sembrato molto buono. È un ragazzo intelligente, ha fatto tutto ciò che poteva fare pur avendo problemi ad una gamba. Certamente c’è riconoscenza nei suoi confronti e non è facile per un grande campione essere anche una persona semplice e trasparente.(...) Quando c'è un giocatore di quel livello e lo puoi ingaggiare, non puoi minimamente pensare di rifiutarlo, è una gioia averlo e vederlo giocare. Che eredità ci ha lasciato? Quella di un campione, di un'artista. Qualcosa di diverso da tutti gli altri, come ogni campione super è diverso da tutti gli altri"



Brescia, Mazzone e Guardiola: la fine

Roberto Baggio è disoccupato, senza squadra Dopo essersi svincolato dall’Inter nell'estate del 2000, il Divin Codino trascorre il periodo più caldo dell'anno ad allenarsi da solo con un preparatore nella sua Caldogno. Intanto al via del nuovo campionato di massima serie, c'è anche il Brescia di Corioni, allenato da Sor Carletto Mazzone. Le 'Rondinelle' sono reduci da una promozione, ma in generale il rendimento delle ultime stagioni è altalenante. Ma torniamo a noi. Il presidente Corioni fiuta la possibilità di portare Baggio a Brescia e chiede a Mazzone di fare da interlocutore con il calciatore. "Verresti a Brescia?'' chiede Mazzone. La piazza bianco-azzurra realizza che il sogno è possibile, in centro corre la voce che il giocatore italiano più forte di tutti i tempi, ha accettato di venire a Brescia. Baggio ha bisogno di giocare con continuità e di trovare la serenità che gli è sempre mancata, anche perché l'obbiettivo è quello di partecipare al Mondiale nipponico del 2002.

Baggio in foto con Mazzone

-Carlo Mazzone è la garanzia per Baggio.

Inizia il campionato e le rondinelle stentano a volare, complice anche l'infortunio che terrà fuori il dieci un paio di mesi. Con il rientro di Baggio e l'arrivo a gennaio di Pirlo in prestito dall'Inter, la musica cambia. A fine campionato la squadra di Mazzone arriva settima. A settembre arrivano Toni e Pep Guardiola, capitano e bandiera del Barcellona, che decide di giocare a fianco del Divin Codino gli ultimi scampoli della sua carriera. Il 31 gennaio 2002 nel recupero della gara con il Parma, Baggio si fa male al crociato anteriore, mettendo a rischio la convocazione al mondiale. Dopo il primo mese di riabilitazione dimostra allo staff medico la sua forma fisica inseguendo un fagiano e acchiappandolo. Poi il 21 aprile, a 76 giorni dal crac del Tardini, Baggio è già in campo per Brescia-Fiorentina. Un record. A tre turni dalla fine le Rondinelle rischiano la retrocessione e nella ripresa del match torna la luce con la doppietta siglata dal Divin Codino, che riaccende le speranze salvezza e il sogno Mondiale.
All’ultima giornata, nel 3-0 casalingo contro il Bologna, Baggio segna ancora e un Rigamonti in visibilio rende omaggio al demiurgo della salvezza. Fosse per il pubblico bresciano, come per il resto di quello italiano, Roberto avrebbe già un posto riservato per Sendai, sede del ritiro azzurro in terra nipponica.
Con una telefonata, il commissario tecnico Giovanni Trapattoni fa sapere al ragazzo di Caldogno che il suo sogno è interrotto, non rientra nei 23 azzurri. Proprio nell’anno in cui la FIFA ha allargato la lista di un posto, quasi l’avesse fatto apposta per convincere il c.t. azzurro a inserire il Divin Codino.
La corsa contro il tempo non è servita per convincere il selezionatore sulle condizioni fisiche di Baggio. È servita eccome alla Leonessa per raddrizzare una stagione maledetta. È servita per innamorarsi ancora di più del Campione che ha scelto la provincia per inseguire il suo ultimo sogno professionale. I bresciani se lo tengono stretto il Divin Codino.

L'ultima partita a San Siro


E se lo terranno stretto per le sue ultime due stagioni, che finiranno in modo piuttosto romantico. Nel 2002, a dicembre, segna il gol numero 300 in carriera contro il Perugia e un anno dopo annuncia il ritiro, che avverrà al termine della stagione 2003/2004, che avrà luogo in un tempio, come se lassù qualcuno avesse già deciso la fine. A San Siro,  il 16 maggio, contro il Milan, non c'era solo il Brescia, la squadra di Bergamo che aveva onorato il proprio campionato. No, a San Siro, Milano, l'Italia salutava sul terreno di gioco il calciatore più forte della propria storia, il fenomeno che aveva fatto innamorare grandi e piccini, signori anziani e ragazzini, aveva fatto sognare una nazione intera senza aver mai potuto essere così decisivo ma rimanendo nel cuore del popolo italiano, non solo per le sue gesta calcistiche. E badate bene, chi vi scrive non ha più di 23 anni, non può aver vissuto a pieno l'arte di Roberto Baggio, ma l'amore per quella palla che rotola lo ha accudito e preservato grazie anche alle magie del Divin Codino. Ecco, il giorno del suo compleanno, vogliamo rendere gli omaggi al Principe del Calcio Italiano, al Pallone d'Oro, numero dieci per eccellenza, eroe e soprattutto all'Uomo Roberto Baggio, perchè non conta in quale attimo temporale la tua vita si incastra, se sei Eterno lo sarai per tutti.






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